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La riunione era prevista alle dieci di questa mattina. Ma è in corso una riunione dello staff di Draghi e del Mef, in contatto con i tecnici della Commissione per definire le riforme. Il Piano è da 200 miliardi: dovrebbero andare all’Italia per riprendersi dalla pandemia
di Marco Galluzzo
ROMA– La Commissione europea vuole spiegazioni in più sulle riforme che dovrebbero accompagnare il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza da circa 200 miliardi di fondi europei che dovrebbero andare all’Italia nei prossimi sei anni per riprendersi dalla pandemia e rilanciare la propria economia. Sembra questo il motivo del rinvio del Consiglio dei Ministri, inizialmente previsto per oggi alle dieci del mattino. A Palazzo Chigi è in corso una riunione dello staff di Draghi e del Mef, in contatto con i tecnici della Commissione, proprio per arrivare ad un punto di equilibrio sulle riforme di cui ha bisogno l’Italia per attuare il Pnrr, riforme attesa da anni e che la Commissione europea ha esplicitamente richiesto come condizione per approvare il Recovery Fund che l’Italia vuole presentare entro il 30 aprile a Bruxelles
Molte delle riforme, da quella della pubblica amministrazione a quella della giustizia, da semplificazioni amministrative alla concorrenza, sono ancora in fase di definizione e le autorità europee vogliono capire di più su contenuti e tempi delle stesse, che il governo dovrebbe approvare con una serie di decreti a maggio, ma dopo la presentazione del Recovery Fund, dove al momento sono soltanto illustrate in modo generico.
Lo stesso presidente del Consiglio potrebbe avere dei contatti diretti con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per appianare i problemi tecnici sul tavolo e arrivare ad una sintesi con i suoi uffici. Centinaia di funzionari della Ue saranno impegnati nelle prossime settimane nell’analisi e nella valutazione dei Piani dei singoli Paesi europei, per quello italiano sembra che la gestazione subisca il pluriennale scetticismo delle autorità comunitarie sulla capacità italiana di varare riforme effettivamente strutturali.