La maggioranza degli elettori che hanno votato al referendum sulla riforma della Costituzione ha detto sì al taglio dei parlamentari. Ma la nuova norma è già in vigore? E cosa cambia, adesso?
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di Renato Benedetto
La maggioranza degli elettori che hanno partecipato al referendum sulla riforma della Costituzione — secondo i primi dati — ha votato sì al taglio dei parlamentari: si procede, dunque, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. Il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200, inclusi i parlamentari eletti all’estero (8 deputati contro gli attuali 12 e 4 senatori contro gli attuali 6). Ma cosa cambia, ora? Le nuove norme sono già operative? Ci sono cambiamenti che riguardano il Parlamento attualmente in carica?
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Il Sì dà il via libera alla riduzione del numero dei parlamentari, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. È un taglio lineare, che non tocca le funzioni di Camera e Senato (il bicameralismo paritario): il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200.
La legge è in vigore, ma non operativa: nel senso che se si andasse a votare domattina (il che, chiariamo, è impossibile), i cittadini sarebbero chiamati a eleggere ancora 630 deputati e 315 senatori.
La legge sarà operativa non prima di 60 giorni dall’entrata in vigore: i tempi tecnici per il ridisegno dei collegi. Al di là di questo aspetto — tecnico — ce n’è uno più politico: quello legato alla riforma della legge elettorale, che dovrebbe ora essere messa in cantiere in tempi (relativamente) rapidi.
Il ridisegno dei Collegi potrebbe avvenire dunque dopo il varo di una nuova legge elettorale: e in questo caso il taglio dei parlamentari rimarrebbe, in qualche misura, «congelato».
L’attuale Parlamento
È importante ricordare anche che il taglio dei parlamentari non si riferisce all’attuale assetto di Camera e Senato: non ci sono, in altre parole, oltre 300 parlamentari che domattina perderanno il posto di lavoro. L’attuale parlamento resta pienamente legittimo, e la sua «formazione» non cambia. E né nell’attuale Parlamento, né nel prossimo, cambieranno le funzioni delle due Camere: il bicameralismo italiano resta, al netto di future e al momento imprevedibili riforme costituzionali, «perfetto».
Quanti parlamentari per quanti cittadini
Dopo il ridisegno dei collegi, in ogni caso, Camera e Senato saranno ridotte di poco più di un terzo (del 36,5%, a voler essere pignoli). Oggi c’è un deputato ogni 96 mila abitanti, con il taglio ce ne sarebbe uno per 151 mila. A Palazzo Madama oggi siede un senatore ogni 188 mila abitanti, con il taglio ce ne sarebbe uno ogni 302 mila. In questo grafico ci sono i confronti con gli altri Paesi europei.
L’ufficio studi di Montecitorio ha preparato un confronto con gli altri Paesi europei, prendendo in considerazione solo le Camere «basse» (come quella dei deputati, il Bundestag tedesco e la Camera dei Comuni britannica), dal momento che le Camere alte hanno modalità di selezione e funzioni che variano da Paese a Paese (diverse, ad esempio, non votano la fiducia al governo). Un confronto interessante, anche se in Italia, come si diceva sopra, la situazione è di bicameralismo perfetto — dunque non esistono, quanto alle funzioni e ai poteri, una camera «alta» e una camera «bassa».
Il risparmio consentito dalla riforma
Quanto si risparmierà, con il taglio di 315 parlamentari? I compensi dei parlamentari variano, c’è la paga base e c’è la diaria, le indennità di carica e altre voci. Possiamo però considerare in media un compenso, rimborsi inclusi, di 19 mila euro e rotti per un deputato e poco di più, tra 20 e 21 mila euro, per un senatore (nei bilanci di Camera e Senato si può ricavare una media di circa 230 mila euro di compenso annuo per deputati e di 250 mila euro per senatore). Si arriva a un risparmio annuo di 53 milioni alla Camera e di 29 milioni al Senato. L’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli ha fatto notare come, però, sia importante considerare anche le cifre nette. Parte dei compensi torna allo stato sotto forma di tasse: calcolato sullo stipendio netto il risparmio sarebbe di 37 milioni per la Camera e 27 per il Senato. A queste cifre vanno aggiunte le spese «generali» (gestione degli uffici, dalla cancelleria ai telefoni, fondi ai gruppi, ecc..) più difficili da quantificare (secondo alcune stime, si tratta di circa 30 milioni).
Come cambia la rappresentanza?
Per alcune regioni, come Basilicata, Molise e Umbria, il taglio è di circa il 33%, per altre si arriva al 39; in Abruzzo c’è un deputato ogni 145 mila abitanti, in Liguria poco meno (uno ogni 157 mila). In Senato le forbici del taglio hanno movimenti più ampi: il Veneto, ad esempio, perde il 33% degli eletti, la Basilicata il 57%.
Articolo in aggiornamento…21 settembre 2020 (modifica il 21 settembre 2020 | 18:18)