da Pubblicato il: 22/09/2020 07:06
“Lo sbandierato 7 a 0 non si è avverato e ora Salvini e, con lui, il centrodestra, si ritrova con un pugno di mosche in mano”, dice a mezza bocca un big di Forza Italia. Nel centrodestra è iniziato il ‘processo’ a Matteo Salvini. Il mancato ‘cappotto’ alle regionali sbandierato più volte ai comizi, una campagna tutta incentrata sui social perdendo di vista il ‘contatto’ con il territorio e una gestione quasi militare della Lega, avrebbero fatto storcere il naso a non pochi in via Bellerio e tra gli alleati. Al punto che qualcuno ha iniziato a mettere in discussione la leadership del ‘Capitano’ nel centrodestra. La maledizione del Papeete sembra perseguitare l‘ex ministro dell’Interno. Molti tra leghisti, esponenti azzurri e di Fdi si sono chiesti: perché sempre stressare le campagne elettorali e farle diventare un referendum su se stesso?
I toni usati durante i comizi non sono piaciuti specialmente alla ‘vecchia guardia’ del Carroccio e nel mirino sono finiti i fedelissimi di ‘Matteo’. Questa tornata elettorale, in particolare, si caratterizza per un dato: fallisce anche il secondo assalto ad una roccaforte rossa. Dopo l‘Emilia Romagna anche la Toscana, ridimensiona le ambizioni del numero uno della Lega. La conquista delle sole Marche, grazie a un candidato di Giorgia Meloni, è ‘‘poca roba rispetto alle aspettative”, confida un leghista di lungo corso, che aveva creduto alla possibilità di dare una prima ‘spallata’ al governo Conte.
Dalle parti di Via Bellerio cominciano a interrogarsi sulla strategia del ‘Capitano’. Certo, i ‘numeri’ raccontano di una Lega saldamente in testa nella coalizione di centrodestra. Eppure, con l’avanzata della Meloni e le percentuali bulgare portate a casa da Luca Zaia, qualcuno inizia a chiedersi se non ci possa essere un’alternativa.
Spiccano i dati poco confortanti della Lega al Sud, un problema per Salvini che ha sempre sponsorizzato una Lega nazionale, che vada oltre i confini padani. Ad ammettere che il partito non ha sfondato nel Mezzogiorno, anzi, ha deluso, è Lorenzo Fontana, segretario della Ligaveneta e vicesegretario della Lega: “Laddove la Lega è meno forte poi è meno forte tutto il centrodestra. Purtroppo penso che nel Mezzogiorno una riflessione debba essere fatta da tutto il centrodestra”. “Evidentemente –avverte Fontana– ancora non si riesce ad entrare in sintonia con quell’elettorato o comunque è decisamente più forte il centrosinistra. Penso che debba essere fatta una riflessione su tutto il centrodestra e nel Mezzogiorno bisogna crescere”.
Anche il sì al referendum, raccontano, con la libertà di scelta concessa a parlamentari e militanti per ‘nascondere’ le diverse posizioni interne, si è dimostrato alla fine un boomerang per ‘Matteo’. Non a caso, Gianfranco Rotondi, vicepresidente dei deputati di Fi, via Twitter, fa notare: ”Siete sempre convinti che Di Maio sia un bibitaro? Oggi incassa la vittoria politica del Si, oscura la debacle regionale, blinda governo e legislatura, e il tutto con l’aiuto di Salvini e Meloni. Chapeau!”.
Fa discutere poi la guerra sotterranea tra Lega e Fdi in Puglia sulla candidatura di Raffaele Fitto, arrivata forse troppo tardi e già logorata dai niet salviniani. Senza contare il flop annunciato dell’azzurro Stefano Caldoro in Campania, un nome mai andato giù a Salvini e ostracizzato fino alla fine. Insomma, tra veti incrociati e colpi bassi, la coalizione di centrodestra si è presentata unita solo ufficialmente giusto al via. E, probabilmente, raccontano, ne ha pagato le conseguenze con Lega e Fdi che non sono riuscite a sfondare, accontentandosi di un sostanziale pareggio (3-3), se non si conta il voto in Valle D’Aosta.
Dalle parti di Fdi nessuno vuole alimentare polemiche, rinviano tutto all’esame accurato dei dati, perché ora è il momento di godersi ed esaltare la ”storica vittoria” in una roccaforte rossa come le Marche con ”la campagna perfetta” del giovane Acquaroli.
In casa Fi, invece, i cosiddetti antisovranisti sono sempre più convinti della necessità di prendere le distanze da Salvini, in nome di un nuovo progetto politico di centro. L’unico ad uscire allo scoperto è il deputato, Osvaldo Napoli, che attacca il leader della Lega e si appella ai ‘moderati’ di centrodestra: “Se il centrodestra pensa di tornare a palazzo Chigi con Salvini candidato premier, allora non abbiamo capito il significato del voto di oggi. Mettiamoci l’anima in pace: se non si ricostruisce un forte centro moderato, liberale e riformista in grado di guidare la coalizione, il centrodestra è destinato a perdere, a perdere sempre e di brutto”.