ROMA /CRONACA
Nella Capitale sono in tutto 75mila le abitazioni di proprietà comunale. Molte di quelle indebitamente abitate sono in Centro
di Antonio Crispino
A Roma ci sono 13.856 famiglie in lista d’attesa per un alloggio comunale. Il 51% di queste sono composte da uno o due persone, la restante parte sono nuclei composti da tre o più familiari. È una differenza non da poco visto che le assegnazioni (sempre in numero molto basso) vengono decise dando precedenza alle famiglie più numerose poiché le case disponibili sono quelle anni ’70, con metrature molto grandi (sono il 41%) mentre scarseggiano gli appartamenti di piccolo taglio. E questo consente agli ultimi arrivati di scavalcare chi invece è in attesa da anni. Ma c’è chi non lo accetta e se non può o non vuole attendere tempi biblici, spesso invano, occupa abusivamente gli alloggi.
Le case in centro
Stime del 2016 indicano in circa 10mila gli alloggi popolari presi d’assalto in questo modo, la maggior parte si trova nel Centro Storico. Alla fine della prossima settimana si calcola che verranno occupati in media cinque o sei appartamenti e questo nonostante gli investimenti dell’Ater per installare sistemi antintrusione che avvisano qualora venga violata la serratura. Un problema a cui negli anni scorsi si è cercato di porre rimedio con l’ennesima sanatoria. Una legge regionale del luglio 2020, infatti, consente a chi ha occupato casa – fino al 23 maggio 2014 – di rimanerci. Parliamo di occupazioni fatte nelle circa 75mila case popolari (gestite tra Comune di Roma e Ater) per accedere alle quali ci sarebbero dei regolamenti e dei requisiti da rispettare. Poi c’è un’altra fetta di patrimonio immobiliare pubblico per la quale non è chiaro quali siano i criteri per accedere. Sono gli alloggi di cui abbiamo parlato in questi giorni, quelli con affitti stracciati in pieno Centro e gestiti direttamente dal Dipartimento Politiche abitative capitolino. Rientrano in questa tipologia l’appartamento di piazza Navona a 13 euro al mese, quello di via dei Fienili a 67 euro al mese così come quello in viale Giuseppe Mazzini a 23 euro al mese.
L’accordo inutile
«Dieci anni fa i sindacati inquilini firmarono un accordo per ricontrattualizzare tutti gli inquilini aggiornando i canoni di affitto e mandare via chi non aveva diritto, ma il comune di Roma non ha mai scritto nessun regolamento su come si accede in queste case. Così ci si è affidati alla discrezionalità del Dipartimento Patrimonio che ha locato a chi voleva e ai prezzi che voleva» denuncia Massimo Pasquini, già presidente dell’Unione inquilini, che negli anni scorsi propose anche di disdire i contratti di affitto (anche in presenza di disabili o anziani) o di non rinnovarli nei casi in cui si trattasse di canoni irrisori. Rincara la dose l’attuale segretario dello stesso sindacato, Guido Lanciano: «La sindaca Raggi non ha voluto applicare l’accordo firmato con Marino che prevedeva un sensibile aumento per chi aveva un reddito alto e canoni calmierati per quelli più bassi». Fatto sta che mentre l’Ater si affanna a sgomberare gli alloggi occupati (da giugno ne ha recuperati una quindicina) poi il Comune non procede alle assegnazioni. Così facendo gli alloggi restano vuoti il tempo necessario per essere rioccupati, molto spesso dai clan mafiosi romani e non solo. Durante l’amministrazione comunale guidata da Marino c’era una task force dedicata agli sgomberi. Non se ne sa più nulla.
25 ottobre 2021 | 07:17