martedì, Giugno 23, 2020

Rifiuti, l’Ue attacca: «A Roma problema ancora da affrontare» L’Ama: parla del Lazio………..

Botta e risposta tra il commissario Sinkevicius e Zaghis sul delicato tema. Da Bruxelles suggeriscono di correggere le carenze del passato attraverso il nuovo piano della Regione. Dalla municipalizzata: serve un tavolo tra enti locali e governo nazionale

                                                                da di Andrea Arzilli

L’Europa bacchetta il Lazio, e Roma in particolare, per come gestisce la spazzatura. «La situazione rifiuti a Roma si fa notare», dice il commissario Ue all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, al sito Euractiv.com prima di affondare il colpo: «Siamo ben consapevoli delle difficoltà, ma i problemi di fondo devono ancora essere affrontati», l’accusa del commissario. La stoccata è diretta all’intero sistema e, quindi, agli enti che lo gestiscono: il Campidoglio con la sua maxi partecipata dei rifiuti, l’Ama, ma anche la Regione che ha competenza diretta sul tema e pure il governo che, soprattutto dopo l’emergenza Covid, vigila dall’alto. «Spedire i rifiuti in altre regioni italiane è legalmente possibile, ma non è la soluzione migliore», spiega Sinkevicius che interpreta il nuovo piano rifiuti della Regione Lazio, in corso di approvazione, come «occasione perfetta per correggere le carenze individuate in passato, e spero possa aprire la strada a soluzioni sostenibili per la gestione dei rifiuti in tutta la regione».

«Sinkevicius ha ragione: il Lazio ha la peggior situazione strutturale d’Italia, qua mancano gli impianti e una politica industriale – dice il presidente dell’Ama, Stefano Zaghis -. Io ho consegnato al Campidoglio le linee guida del piano industriale con quattro scenari di sviluppo e aspetto una decisione anche se il quarto scenario, quello che prevede i termovalorizzatori, è stato scartato. Ora serve un tavolo tra Regione, Comune e Governo, e la cosa più importante è riuscire prima di tutto a mettere a punto tutti gli impianti su cui c’è un accordo. Poi ascoltare il governo visto che, già dallo “Sblocca Italia”, i rifiuti sono tema di sicurezza nazionale. A maggior ragione dopo lemergenza coronavirus: se malauguratamente la diffusione del virus nel Lazio fosse stata ai livelli della Lombardia, mi chiedo come avremmo fatto noi a smaltire i rifiuti contaminati», taglia corto Zaghis.

Anche questo, l’impatto del Covid, potrebbe essere approfondito nel nuovo piano rifiuti che arriverà in Consiglio regionale entro la fine del mese. Dentro, la Regione ha indicato 9 aree in cui il Comune di Roma ha facoltà di allestire la discarica di servizio necessaria al funzionamento del sistema. E il Campidoglio, con un provvedimento dello scorso 31 dicembre, una scelta l’ha fatta: il sito è quello di Monte Carnevale. E questo anche se l’Ufficio capitolino rifiuti solleva rilievi e la Procura, dopo l’esposto del consigliere regionale grillino, Marco Cacciatore (per questo sospeso dal M5S), apre un fascicolo sulla decisione «contraddittoria della giunta capitolina» con il «sospetto che lo scenario si sia evoluto a vantaggio di privati», cioè verso un oligopolio della Mad srl di Valter Lozza.

La questione, comunque, è in un gorgo di carte bollate: i comitati dei cittadini hanno fatto ricorso al Tar e poi al Consiglio di Stato che ha rimandato la decisione indietro al tribunale amministrativo. Mentre i tecnici regionali hanno fatto la Vas Valutazione ambientale strategica in attesa che la Conferenza dei servizi decida sul tipo di impianto. Tempi stimati: sei mesi, minimo. Tempi lungi durante cui la Capitale dovrà continuare a fare i conti con le fragilità di sempre. Quindi, in sostanza, a convivere con il rischio dell’emergenza rifiuti perché non si sa dove stivare la frazione indifferenziata, aumentata nonostante i pochi turisti e i ristoranti semi vuoti. Forse colpa dellOrdinanza della Regione che, il 26 marzo come misura anti-Covid, imponeva ai cittadini di differenziare il meno possibile per abbattere il rischio di maneggiare scarti contaminati. Fatto sta che l’Ama si trova di nuovo nei guai: delle 2 mila e 600 tonnellate quotidiane di indifferenziata prodotte a Roma, circa quattro quinti finisce fuori regione al costo di 200 milioni l’anno circa, spazzatura sotto la quale, altrimenti, la città rischierebbe di soffocare.

23 giugno 2020 | 07:58

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