ROMA/ CRONACA
di Ilaria Sacchettoni
Si tratta del 21% delle 482 installate dal Campidoglio a partire dal 2018. Enel: «Problema Acea» ma Acea: «Il 90% degli allacci risulta effettuato, gli altri entro l’anno»
Incappucciate come detenute d’altre latitudini ed epoche, un centinaio di colonnine elettriche sopravvivono inutilizzate nel centro della città, prigioniere di una burocrazia apparentemente intransigente con la transizione ecologica. La storia era stata anticipata giorni fa dall’Agi che denunciava il purgatorio di questi mezzi a galla nel limbo dell’indifferenza metropolitana: si tratterebbe di un centinaio dei 482 totem installati dal Campidoglio a partire dal 2018 per l’alimentazione delle vetture elettriche. A differenza delle loro «sorelle» le cento in questione sono inerti, in attesa di collegamento alla rete. Ma a chi tocca provvedere? Uno dei soggetti incaricati è Enel che ribalta la questione: «Problema di Areti (controllata di Acea, ndr)» sintetizza.
Poi, in un lungo comunicato, afferma che la burocrazia è il vero nemico delle colonnine elettriche romane: «Enel — dice — che attraverso Enel X gestisce la più ampia rete di ricarica della Capitale con 952 punti di ricarica pubblici installati, conferma che il problema riguarda le lungaggini burocratiche che allungano notevolmente i tempi di attivazione delle stazione di ricarica. Ad oggi risultano ancora 76 stazioni di Enel X non attive (non cento dunque, secondo i loro calcoli, ndr), ma la situazione è in fase di miglioramento grazie alla costante collaborazione con l’amministrazione locale e il gestore della rete. Con alcune migliorie all’attuale regolamento per l’installazione di infrastrutture di ricarica nella Capitale sarà possibile potenziare l’attuale rete per andare incontro alle esigenze degli utilizzatori di veicoli elettrici». L’amministratore locale, vale a dire il Campidoglio, sponsor dei totem assiste silenzioso alla vicenda mentre da Acea ribadiscono che «il 90% degli allacci è stato effettuato e il rimanente lo sarà entro l’anno».
Vale la pena ricordare che nel 2017 il Campidoglio aveva elaborato un programma per la copertura del territorio con punti di ricarica che fissava il fabbisogno del 2020 a 430 stazioncine (ciascuna per 2 veicoli in simultanea) ed un target di 700 colonnine.
Numeri rispettati sulla carta ma nella sostanza il servizio non è ancora realmente attivo in tutte le stazioni installate. Poi, al netto della mancata attivazione delle cento superstiti, c’è il quotidiano boicottaggio del posto riservato alle vetture elettriche: lo scorso maggio il lettore Dario Domenici segnalava al nostro giornale: «Aumentano le colonnine di ricarica in giro per la città, ma è molto difficile se non impossibile utilizzarle, perché gli spazi regolarmente marcati (riservati alle auto che dovrebbero mettersi in carica) sono puntualmente usati come normali parcheggi. Nel mio quartiere (zona viale Somalia) mi capita di vederne libero uno su sei-sette: e mai una multa od una rimozione». Se questa è transizione ecologica.
22 novembre 2021 (modifica il 22 novembre 2021 | 08:14)