Da quanto emerge dagli Uber Files, oltre 124mila documenti confidenziali interni alla Società americana, dal 2013 al 2017 sarebbero state fatte pressioni sui leader mondiali per scombussolare il settore dei taxi. Tra i nomi di spicco coinvolti ci sarebbero quelli di Macron e Joe Biden.
da del 11 LUGLIO 2022 09:46
A cura di Ida Artiaco
Pressioni sui Governi mondiali per sconvolgere il settore dei taxi e imporsi come leader in quello dei trasporti. È questo quanto emerge dai cosiddetti Uber Files, oltre 124mila documenti confidenziali interni a Uber, tra cui oltre 83mila email, sms, presentazioni, che il quotidiano inglese The Guardian insieme a un Consorzio di Giornali Internazionali ha potuto visionare in anteprima.
La notizia arriva quando in Italia i tassisti minacciano nuovi scioperi contro l’articolo 10 del Ddl Concorrenza, colpevole di “delegittimare il settore a favore delle multinazionali”, tra cui proprio Uber.
I documenti in questione sono relativi al periodo compreso fra il 2013 e il 2017, quando alla guida della startup con sede a San Francisco c’era Travis Kalanick, che rivelano un sistema di lobbying e pubbliche relazioni attuato dalla Società per provare a ottenere l’appoggio di politici di spicco per scombussolare il settore dei taxi, in particolare in Europa.
Le cifre investite a questo scopo sono considerevoli: nel solo 2016, Uber avrebbe investito 90 milioni di dollari per attività di lobbying e relazioni pubbliche.