Le sanzioni per i licenziamenti in caso di mancanza di un piano di ristrutturazione dei siti o di mancato accordo con i sindacati possono raddoppiare | Manovra, 150 milioni per turismo e automotive. Salva Comuni con paletti
da del 17/12/2021 14:20
di Mauro Romano
L’azienda che non presenta un piano di delocalizzazione o il cui piano manca dell’accordo sulle tappe per il rilancio o per la gestione degli esuberi, rischia di vedersi raddoppiare il cosiddetto contributo di licenziamento. Lo prevede l‘accordo raggiunto dai Ministri del Lavoro e dello Sviluppo, Andrea Orlando e Giancarlo Giorgetti, che confluirà in un terzo emendamento alla manovra.
L’intesa, in caso di inadempimenti, prevede un incremento del contributo previsto dalla legge Fornero, la 92. La base di tale calcolo per ciascun lavoratore coinvolto dalla chiusura consiste, dunque, nel 50% della mensilità Aspi (sostituita poi dalla Naspi) per ogni 12 mesi di anzianità aziendale negli ultimi 3 anni.
In caso mancato accordo finale sul piano di salvataggio dell’impianto tra l’azienda e i sindacati: in questo caso il contributo sarà moltiplicato per 1,5.
L‘emendamento detta le regole in caso di delocalizzazioni di aziende sane con più di 250 dipendenti. La norma, ha commentato il Ministro Giorgetti, “rappresenta soluzione ragionevole” che “non penalizza le imprese e tutela i lavoratori”.
Nella norma antidelocalizzazione che sarà presentata alla legge di bilancio, al comma 14 c’è beneficio per acquisto immobili da imprese in crisi.
La legge di Bilancio prevede inoltre un fondo speciale di 100 milioni di euro per favorire il prepensionamento dei lavoratori di aziende in crisi, la decontribuzione totale per chi assume a tempo indeterminato lavoratori in crisi e il rifinanziamento per 450 milioni di euro dello strumento di politica industriale dei contratti di sviluppo, agevolando i progetti di investimento a sostegno della competitività.