giovedì, Luglio 9, 2020

Terni, i genitori di Flavio e Gianluca: «Ci sembravano lontani da certi giri pericolosi»…..

La disperazione dei familiari dei due ragazzi di 15 e 16 uccisi dal metadone: «Erano i nostri angioletti. La loro era una amicizia forte. Erano inseparabili. Flavio stava a cena più a casa sua che da noi»

da del 9 luglio 2020 | 00:52

di Rinaldo Frignani

                         A sinistra Flavio e a destra Gianluca

«Flavio si era appassionato da un paio d’anni alla fisica quantistica. Leggeva libri in continuazione. Non so da dove provenisse tutto questo interesse, ma era bello. Bello come quando giocava come pilone con la Terni Rugby, per seguire le orme del fratello maggiore Enrico, che ha militato anche nelle Fiamme Oro. E poi c’era la sua amicizia forte con Gianluca. Amici per la pelle, inseparabili. Flavio stava a cena più a casa sua che da noi». Fabio Presuttari, medico romano, aveva già pensato di trascorrere una parte dell’estate post-lockdown con il figlio e alcuni ragazzi della sua comitiva. «Fra loro ci sarebbe stato come sempre anche Gianluca, dovevano venire a Ostia per qualche settimana. Un progetto che è rimasto solo sulla carta, purtroppo», racconta. L’anno scorso erano invece rimasti lontani per l’estate: «Avevo portato i miei figli in catamarano fra Grecia e Turchia ricorda il medico —. A Flavio piaceva molto viaggiare, era già stato in Canada e in altri posti».

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Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi, il primo più grande di un anno, non sono mai andati alla stessa scuola. Hanno cominciato a frequentarsi perché le mamme si ritrovavano nel medesimo gruppo catecumenale di preghiera, e da quel momento non hanno mai smesso di uscire insieme, proprio come l’ultima sera, quella di lunedì. Flavio abitava con la madre in una zona residenziale, quella di Villa Palma, poco fuori dal centro. Gianluca, invece, che dopo aver fatto il chierichetto nella parrocchia di San Giovanni stava per cominciare il volontariato al Comune, viveva con la sua famiglia nell’omonimo quartiere, dove c’è il ritrovo della comitiva dei due ragazzi. Panchine e tavolini dove il gruppo, composto da tanti giovani provenienti da varie zone di Terni, si incontra di pomeriggio facendo tappa in piccoli spiazzi fra gli alberi. A volte anche solo nei cortili condominiali.

«Quattro-cinque dei loro amici li conosciamo bene, tutti giovani a posto. Il fine settimana poi andavano tutti in centro. Credo che Flavio sia andato in discoteca al massimo una volta», aggiunge la mamma, Silvia, anche lei medico: martedì mattina ha tentato per prima di rianimare il figlio che non si era svegliato.

«Gianluca era un angioletto, il nostro angioletto», si dispera la madre del secondo giovane stroncato dall’overdose, Maria Luisa Peralta. Lei, un quarto d’ora prima, ha scoperto che il ragazzo non rispondeva alle sollecitazioni e ha chiesto aiuto a una vicina, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Al quindicenne piaceva di più il calcio, ma proprio grazie a Flavio si era avvicinato al rugby e se non ci fosse stata l’interruzione dellattività sportiva per il coronavirus avrebbe già cominciato. Nel frattempo «tutti e due andavano in palestra», riprende il papà di Flavio: «E ogni lunedì, per tenersi in forma, insieme con i loro amici, avevano organizzato delle partitelle di calcio sul campetto della basilica di San Valentino».

San Valentino è un altro quartiere-chiave per questi ragazzi che sembravano lontani da certi giri pericolosi e invece li hanno conosciuti in maniera tragica tre sere fa. Tanto che uno degli amici dei due ragazzi, che già lunedì sera stavano male a bordo campo, avrebbe accusato direttamente il pusher, mentre altri martedì sarebbero andati a cercarlo.

Momenti drammatici, dei quali i religiosi che risiedono negli alloggi solo a poche decine di metri dallo spiazzo erboso non si sono accorti. «Il nostro campo non è ben messo e per questo c’è un cancello che impedisce l’accessoammettono dalla segreteria della basilicaogni tanto però qualche ragazzo riesce a entrare e si mette a giocare. Non sappiamo se l’abbiano fatto anche lunedì».

Le indagini lo hanno confermato, ora si deve scoprire cosa sia accaduto prima di quell’ultima partitella, ma anche nei giorni precedenti. «Sapevo che mio figlio e forse anche Gianluca ogni tanto fumavano, tutto qui spiega ancora il papà di Flavio —. Non penso che Terni sia una città pericolosa, la verità è che ci vorrebbe un più attento controllo del territorio e anche delle leggi meno permissive per reati come lo spaccio. Altrimenti non c’è alcun deterrente per chi li reitera, consapevole che se la potrà cavare facilmente. Così non si eliminerà mai il rischio che accadano tragedie di questo genere».

 

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