L’europarlamentare del Pd critica lo spoils system avviato da Giorgia Meloni: “Aveva anche detto che avrebbe messo fine alla lottizzazione dei ministeri e delle società pubbliche. Mi pare invece stia facendo l’esatto contrario”
da del 06 GENNAIO 2023
ALLE 01:00
di Antonio Fraschilla
ROMA – “Prima l’avvio di uno spoils system mai visto così radicale e che colpisce tecnici di altissimo profilo che hanno avuto un ruolo chiave nei rapporti con Bruxelles; poi gli attacchi di autorevoli esponenti del governo all‘Europa. A questo punto temo si tratti di una strategia che cambia il significato delle parole rassicuranti di Giorgia Meloni appena insediata”. Irene Tinagli, Presidente della Commissione affari economici del Parlamento europeo e vicesegretaria Pd, si dice molto preoccupata e sorpresa per le ultime uscite del governo.
In passato tutti i governi, anche sostenuti dal Pd, hanno cambiato alcuni vertici dell’amministrazione. Cosa la colpisce adesso?
“Che ad ogni cambio di governo ci siano alcune posizioni che vengano cambiate è fisiologico. Nell’ultimo governo Draghi abbiamo sostituito Domenico Parisi all‘Anpal perché secondo noi non aveva fatto quelle riforme alle politiche attive del lavoro che erano necessarie. Adesso però colpisce la profondità e pervasività delle scelte del governo, il tutto accompagnato da dichiarazioni forti come quelle del Ministro Guido Crosetto che ha parlato addirittura di machete contro la burocrazia”.
In campagna elettorale Giorgia Meloni sosteneva che una volta al governo avrebbe cambiato tutto.
“Si, è vero, ma aggiungeva anche che non avrebbe fatto nomine guardando alle tessere di partito e che avrebbe premiato il merito, parola a lei tanto cara. Anzi, aveva anche detto che avrebbe messo fine alla lottizzazione dei ministeri e delle società pubbliche. Mi pare invece stia facendo l’esatto contrario”.
Quali sono i cambi che l’hanno colpita particolarmente?
“Stanno rimpiazzando persone in ruoli che di solito sono molto istituzionali e non proprio nomine legate alla politica, come quella di Giovanni Legnini a commissario per il dopo terremoto o di Nicola Magrini dell‘Aifa: qui non parliamo di uffici di gabinetto. Il cambio di queste posizioni non ha una motivazione tecnica. Il governo nemmeno fa uno sforzo per motivare le sue scelte”.
Perché vede una strategia anche negli attacchi all’Europa?
“Perché stanno colpendo figure che hanno avuto ruoli importanti nei rapporti con Bruxelles. Il Governo Draghi, a esempio, non ha mai messo in discussione Alessandro Rivera come direttore del Tesoro, anche se era stato nominato dal governo gialloverde. Rivera ha un ruolo delicato, non solo sulla gestione dei conti ma anche nei rapporti con l‘Europa. Stesso discorso per l‘ad di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco, che arriva dalla Banca europea degli investimenti. Questi cambiamenti non sarebbero giustificabili in termini di qualità delle competenze e delle persone. Sono tecnici che hanno aiutato il Paese. Il fatto che queste scelte si accompagnino alle dichiarazioni scomposte di Crosetto verso la Bce, diciamo che fa sorgere più di un dubbio su una certa trama che sta venendo fuori dal governo Meloni”.
Quali sono i cambi che l’hanno colpita particolarmente?
“Perché stanno colpendo figure che hanno avuto ruoli importanti nei rapporti con Bruxelles. Il governo Draghi, a esempio, non ha mai messo in discussione Alessandro Rivera come direttore del Tesoro, anche se era stato nominato dal governo gialloverde. Rivera ha un ruolo delicato, non solo sulla gestione dei conti ma anche nei rapporti con l‘Europa. Stesso discorso per l‘ad di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco, che arriva dalla Banca europea degli investimenti. Questi cambiamenti non sarebbero giustificabili in termini di qualità delle competenze e delle persone. Sono tecnici che hanno aiutato il Paese. Il fatto che queste scelte si accompagnino alle dichiarazioni scomposte di Crosetto verso la Bce, diciamo che fa sorgere più di un dubbio su una certa trama che sta venendo fuori dal governo Meloni”. “Stanno rimpiazzando persone in ruoli che di solito sono molto istituzionali e non proprio nomine legate alla politica, come
In campagna elettorale Giorgia Meloni sosteneva che una volta al governo avrebbe cambiato tutto.
“Si, è vero, ma aggiungeva anche che non avrebbe fatto nomine guardando alle tessere di partito e che avrebbe premiato il merito, parola a lei tanto cara. Anzi, aveva anche detto che avrebbe messo fine alla lottizzazione dei ministeri e delle società pubbliche. Mi pare invece stia facendo l’esatto contrario”.
Quali sono i cambi che l’hanno colpita particolarmente?
“Stanno rimpiazzando persone in ruoli che di solito sono molto istituzionali e non proprio nomine legate alla politica, come quella di Giovanni Legnini a commissario per il dopo terremoto o di Nicola Magrini dell‘Aifa: qui non parliamo di uffici di gabinetto. Il cambio di queste posizioni non ha una motivazione tecnica. Il governo nemmeno fa uno sforzo per motivare le sue scelte”.
Perché vede una strategia anche negli attacchi all’Europa?
“Perché stanno colpendo figure che hanno avuto ruoli importanti nei rapporti con Bruxelles. Il governo Draghi, a esempio, non ha mai messo in discussione Alessandro Rivera come direttore del Tesoro, anche se era stato nominato dal governo gialloverde. Rivera ha un ruolo delicato, non solo sulla gestione dei conti ma anche nei rapporti con l‘Europa. Stesso discorso per l‘ad di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco, che arriva dalla Banca europea degli investimenti. Questi cambiamenti non sarebbero giustificabili in termini di qualità delle competenze e delle persone. Sono tecnici che hanno aiutato il Paese. Il fatto che queste scelte si accompagnino alle dichiarazioni scomposte di Crosetto verso la Bce, diciamo che fa sorgere più di un dubbio su una certa trama che sta venendo fuori dal governo Meloni“.
La politica monetaria si può criticare però?
“In Europa in Parlamento discutiamo continuamente sulla politica monetaria e i vertici della Bce relazionano sul loro operato. Ripeto: vedo una virata preoccupante rispetto alle dichiarazioni rassicuranti iniziali del governo Meloni sull‘Europa. Forse sta venendo fuori la loro vena anti europea. A loro ricordo che il 2023 appena iniziato sarà un anno molto complesso per l‘Italia e non vorrei che si stessero preparando a scaricare sull’Europa la responsabilità delle pessime scelte economiche di questo governo”.