ROMA/CRONACA
Il gruppo aveva un giro d’affari da 600 mila euro al mese e usava metodi mafiosi, anche contro due ex sodali diventati pentiti. La gang si era data una struttura imprenditoriale: sequestrati ingenti quantitativi di stupefacenti e denaro in contante.
di Rinaldo Frignani
La foto di «Scarface» in uno degli appartamenti perquisiti a Tor Bella Monaca
Vacanze in Sardegna, sullo yacht e in elicottero. Giri in Maserati, Ferrari e Lamborghini prese a noleggio. Rolex e altri orologi preziosi acquistati in serie per se stesso e la moglie (una quarantina almeno) per investire i soldi provenienti dal traffico e dallo spaccio di droga. Ma anche punizioni spietate per chi sgarrava, compresi rapimenti e pestaggi, anche davanti ai parenti terrorizzati.
L’impero personale di David Longo, 34 anni, si reggeva su una vita familiare agiata e normale, almeno in apparenza, perché assicurata da un volume d’affari collegato al commercio di cocaina ed eroina che fruttava 20 mila euro al giorno, ovvero 600 mila al mese. Ma anche su una gestione manageriale dell’organizzazione, che guidava insieme con i fratelli Daniel, 30 anni – con il quale era stato arrestato nel giugno 2016 nell’operazione contro il clan Cordaro – e Alessandro Antonuccio, 27, per gestire la piazza della droga di Tor Bella Monaca fra i civici 90 e 106 di via dell’Archeologia.
Elicotteri, cani antidroga e 300 militari: blitz a Tor Bella Monaca
Un gruppo agguerrito, alla «Scarface» – c’era una locandina del film a casa di uno degli arrestati – e armato (sono state sequestrate quattro pistole, insieme con dodici chili di stupefacente), che aveva rapporti con il clan Spada e con la malavita nigeriana, che compaiono fra i fornitori di droga, e che non ha esitato ad aprire il fuoco per regolare i conti, tanto che David Longo era già finito in manette a febbraio per un tentato omicidio nel 2016: un agguato plateale per le strade di Tor Bella Monaca per un debito di 30 mila euro.
La Squadra mobile lo aveva trovato in un ristorante a Fiumicino, pronto alla fuga.
Uno scenario inquietante svelato dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati che all’alba di ieri hanno eseguito 51 misure cautelari (44 in carcere e sette ai domiciliari) emesse dal gip Zsuzsa Mendola su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia. Sequestrati veicoli, immobili e attività commerciali, tra cui un internet point e un parrucchiere, per un valore di 350 mila euro. Ma il gip contesta a 37 appartenenti alla banda l’associazione per delinquere con metodo mafioso accusandoli di «non aver esitato a utilizzare – appunto – la forza intimidatrice tipica del metodo mafioso, con modalità eclatanti ed evocative dell’appartenenza a un gruppo criminale organizzato tale da incutere nelle vittime una condizione di assoggettamento».
A stupire questa volta non è tanto la dinamica dello spaccio, sempre nel complesso popolare soprannominato «ferro di cavallo», nel cuore di Tor Bella Monaca – con l’esercito di pusher e vedette in servizio permanente, h24, con compensi fissi e assistenza legale in caso di arresto – ma il volume d’affari dell’organizzazione. Con ingenti somme nascoste nelle case di persone fidate, anche parenti anziani, oppure chiuse in casseforti seppellite in un terreno a Nettuno. Due pentiti – Simone Pinto e Diego Refrigeri -, ex complici di fiducia di Longo, accusati poi da quest’ultimo di aver fatto sparire droga e soldi, e per questo minacciati e aggrediti con i loro familiari (anche una giovane incinta), hanno collaborato con gli investigatori tracciando uno spaccato chiaro dell’attività della banda. Ora sono sotto protezione. A complimentarsi con i Carabinieri per l’indagine sono stati ieri il Prefetto Matteo Piantedosi, la Sindaca Virginia Raggi e il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che ha ricordato gli investimenti regionali per la riqualificazione del quartiere per 30 milioni di euro.