martedì, Dicembre 6, 2022

Trentuno bus a fuoco. L’Atac finisce di nuovo sotto inchiesta……….

CRONACA

É stata depositata la consulenza dell’esperto Rodolfo Fugger. Ora i magistrati dovranno decidere se effettuare le iscrizioni sul registro degli indagati.

di  Ilaria Sacchettoni

Autobus con oltre mezzo milione di chilometri sulle spalle lanciati per le (accidentate) strade cittadine: di nuovo gli esperti della Procura certificano il deficit di sicurezza nei trasporti pubblici. Sul tavolo dei pm Mario Dovinola e Francesco dall’Olio è arrivata la consulenza di Rodolfo Fugger che ricostruisce la genesi di 31 episodi di incendio (o principi di autocombustione) delle vetture Atac fra 2020 e 2022. La parola chiave, ancora una volta, è «vetustà» dei mezzi. Vale a dire una flotta di bus ormai inutilizzabile. 

In attesa che l’azienda rimpiazzi i vecchi Mercedes Citaro o Iveco Citelis e altre rappresentanze di un parco mezzi che ha superato ormai troppi traguardi i pm vanno avanti con le indagini ipotizzando l’incendio colposo per quei funzionari che avrebbero trascurato una corretta manutenzione delle vetture. È il fenomeno flambus tutto romano, insomma, che continua a occupare gli uffici della cittadella giudiziaria. Ci si muove sulla falsariga della prima inchiesta per la quale la Procura ha già chiesto il processo nei confronti di dieci quadri Atac, «per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia» come recita il capo d’imputazione.

Nell’elenco delle vetture incendiate e analizzate dal perito figura quel 506 andato in fumo alla Romanina un anno e mezzo fa (era il febbraio 2021) con il record di diciassette anni di servizio. La relazione del consulente è un’antologia di imprudenze, fra manutenzioni inadeguate e sostituzioni di pezzi di ricambio con altri già logori. Ma quali erano i quesiti posti dai magistrati? Prima di tutto si chiedeva a Fugger di indagare sulle cause che avevano impedito l’attivazione dei sistemi automatici di spegnimento a bordoQuindi di «approfondire la tematica dell’approvvigionamento dei pezzi di ricambio» (in modo da appurare se fossero stati utilizzati nuovi pezzi o altri usati).

Infine si chiedeva di verificare se l’incendio o il principio d’incendio fosse dovuto al malfunzionamento di pezzi «oggetto di precedente intervento manutentivo». Interrogativi non casuali perché nell’inchiesta numero uno era emerso un abuso di pezzi «di ricambio usati e usurati ricavati da veicoli in attesa di rottamazione». E qui si arriva al cuore della questione. La «fame» di risorse che impedisce una corretta prevenzione degli incendi, risolta solo in parte (e solo di recente) attingendo ai fondi del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nazionale.

Come si legge nella prima consulenza del perito i bus che hanno superato i 500mila chilometri di percorrenza sono particolarmente esposti al «surriscaldamento di qualche componente metallico elettrico» della vettura: «L’aumento dell’età media — si legge nella relazione — accresce il degrado dei componenti dell’autobus e di conseguenza aumenta la probabilità che si verifichino guasti o rotture ad esempio di circuiti elettrici o di parti contenenti liquidi infiammabili (gasolio, olio, lubrificante) che possono determinare un principio di incendio».

L’impegno di Atac a fornire 1.800 nuove vetture entro il 2026 non interferisce con le inchieste in corso. In realtà è il frutto di un pressing dei pm che hanno trasmesso alla municipalizzata dei trasporti una serie di prescrizioni alle quali adeguarsi entro i primi mesi del 2023 per evitare ulteriori procedimenti. In seguito la municipalizzata ha inviato un documento all’attenzione del procuratore aggiunto Giovanni Conzo nel quale si riepilogano i tempi d’ingresso delle nuove vetture. L’ultima tranche di mille bus sarà acquistata entro il 2026. Intanto l’inchiesta sui bus in fiamme va avanti e, a breve, potrebbero scattare le prime iscrizioni sul registro degli indagati.

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06 dicembre 2022 ( modifica il 06 dicembre 2022 | 07:36)

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