Le notizie di martedì 21 giugno sulla guerra, in diretta. L’ex premier Medvedev sprezzante con l‘Europa in un post su Telegram: «L’Ue potrebbe sparire prima che l’Ucraina riesca ad entrare».
di Lorenzo Cremonesi, Andrea Nicastro e Redazione Online
Ore 12:00 – Morto combattente spagnolo filo ucraino
Un cittadino spagnolo di 31 anni è morto in Ucraina, dove si era recato per arruolarsi nella guerra contro l’esercito russo. Lo riportano l’agenzia di stampa Efe ed altri media iberici, citando fonti del Ministero degli Esteri. L’uomo, originario dell’isola di Maiorca, avrebbe perso la vita lo scorso sabato. Non è stato specificato se sia morto in battaglia, precisa l’Efe.
Ore 11:58 – Caso Lituania: Mosca annuncia reazioni
Mosca risponderà presto alla decisione di Vilnius di dichiarare il blocco dei trasporti nella regione di Kaliningrad e il popolo lituano subirà seriamente le conseguenze di queste misure: lo ha detto il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Nikolai Patrushev in un incontro a Kaliningrad sui temi della sicurezza nazionale.
Ore 10:20 – Convocato l’ambasciatore italiano in Russia
L’ambasciatore italiano in Russia Giorgio Starace è arrivato al Ministero degli Esteri di Mosca, dove è stato convocato. Il motivo della convocazione sarebbe legato alle onorificenze ritirate.
Ore 10:15 – Patrushev a Kaliningrad
A ulteriore testimonianza dell’estrema tensione su Kaliningrad, la Russia ha inviato nella regione il potentissimo segretario del Consiglio di Sicurezza, Nikolai Patrushev, che oggi presiederà un summit sulla sicurezza nazionale.
Intanto, l’ambasciatore dell’Ue in Russia, Markus Ederer, è arrivato al Ministero degli Esteri a Mosca, dove era stato convocato.
Ore 09:55 – Cosa sta succedendo a Kaliningrad, punto per punto
(Andrea Marinelli) Uno dei punti dove più alta è la tensione tra la Russia e l’Occidente, in queste ore, non è nel territorio ucraino — ma a Kaliningrad, una «exclave» russa affacciata sul Mar Baltico.
Cosa sta succedendo?
Punto per punto:
Cosa è successo?
Venerdì la Lituania ha vietato il traffico ferroviario sul suo territorio di beni soggetti alle sanzioni internazionali contro la Russia, isolando l’exclave di Kaliningrad affacciata sul Mar Baltico. Ieri Mosca ha reagito avvertendo che, qualora Vilnius non dovesse eliminare il blocco, prenderà le misure necessarie per difendere i propri interessi nazionali. La questione, sostiene il Governatore di Kaliningrad Anton Alikhanov «può essere risolta con mezzi diplomatici» e per questo il Ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore dell’Unione europea a Mosca Markus Ederer.
Cos’è Kaliningrad, e dove si trova?
Kaliningrad è una exclave russa, un territorio russo separato dalla Madre Patria che si trova fra Lituania e Polonia ed è affacciato sul Mar Baltico, di cui è uno dei principali porti: insieme a quello di Baltijsk è l’unico porto russo della regione aperto tutto l’anno senza ghiacciare e qui, dal 1952, è di stanza la flotta del Baltico. Kaliningrad è il capoluogo dell’omonimo oblast, ha quasi 500 mila abitanti ed è un avamposto militare da cui Mosca può minacciare l’Europa: i missili sparati dall’exclave — anche gli Iskander a capacità nucleare — possono colpire Berlino e le principali città dell’Europa orientale. Fu annessa all’Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale — fino al 1946 si chiamava Königsberg ed era tedesca: vi era nato il filosofo Immanuel Kant — ed è stata ribattezzata Kaliningradin in onore di Mikhail Kalinin, primo presidente del Soviet supremo ed eroe della rivoluzione russa. Durante la presidenza di Vladimir Putin l’exclave acquistò maggiore importanza strategica in risposta al percorso delle Repubbliche Baltiche e della Polonia verso l’Europa e la Nato: «Da allora, il Baltico si è trasformato nel pericoloso bacino di giochi di guerra, quelli che vanno sotto il nome di esercitazioni congiunte e che restano pacifici fino a prova contraria».
Cosa può succedere ora?
Da mesi la televisione russa ospita appelli costanti alla creazione di un corridoio tra Kaliningrad e il resto del Paese, che sarebbe possibile solo con un attacco militare. Mosca ha da tempo rapporti tesi con la Lituania, il primo dei Paesi Baltici a staccarsi dall’Unione Sovietica nel 1990. Dopo l’inizio dell’operazione militare «speciale» di Putin in Ucraina, in Lituania si sono moltiplicate le piazze e le vie dedicate ai morti del gennaio 1991, quando le truppe sovietiche attaccarono gli edifici governativi di Vilnius per interrompere il processo di indipendenza del Paese ormai in corso. Come aveva spiegato Wolfgang Münchau lo scorso anno, «dalla storia europea abbiamo appreso quanto siano pericolosi i corridoi»: da Kaliningrad parte quello di Suwalki, lungo circa 300 chilometri, che passa in territorio polacco e unisce l’exclave alla Bielorussia di Lukashenko, fedele alleato del Cremlino. «Il corridoio», spiegava Münchau, potrebbe trasformarsi in « una serratura a doppia mandata per i Paesi Baltici. Il blocco di Suwalki rafforzerebbe il controllo del Cremlino sulla Bielorussia ed esporrebbe a ulteriori rischi la sicurezza della Polonia».
Ore 09:06 – «L’attenzione del mondo non si spenga»
«Più dura la guerra, più è difficile competere per l’attenzione di centinaia di milioni di persone in diversi Paesi. Ma farò tutto il possibile affinché l’attenzione sull’Ucraina non si affievolisca».
Le parole di Volodymyr Zelensky – come sempre – non sono casuali. E mette i brividi pensare che abbia dovuto utilizzare un’espressione di marketing – «compiere per l’attenzione» – per descrivere quello che, per il suo Paese, è una risposta a un’aggressione, e una quotidiana lotta per la resistenza e la sopravvivenza.
Zelensky ha poi detto che «le forze di invasione russe continuano a bombardare le città ucraine, il che dimostra che la Russia è un male che può essere fermato solo sul campo di battaglia», e ha aggiunto che Mosca «è molto nervosa. Ancora bombardamenti su Charkiv e Odessa, ancora tentativi di brutali azioni offensive nel Donbass. Stiamo difendendo Lysychansk e Severodonetsk. La situazione più difficile è in questa regione, dove ci sono le battaglie più dure».
Insieme a quella per l’attenzione del mondo.
Ore 08:48 – La Georgia: «Determinati a entrare nella Nato»
La domanda per avere lo status di Paese candidato all’Unione europea, per ora, non ha avuto seguito. Ma il Primo Ministro della Georgia si è detto oggi determinato a portare il suo Paese nella Nato — non prima di aver «risolto i problemi territoriali con la Russia».
La Georgia si trova in una posizione particolarmente delicata, confinando con la Russia a Nord, la Turchia, l’Armenia e l’Azerbaigian a Sud. Le Regioni separatiste della Ossezia del Sud e dell’Abkhazia sono riconosciute come Stati autonomi da alcuni Paesi — tra cui la Russia.
Ore 08:28 – Nelle zone occupate è arrivata la tv russa
La nota è secca, la fonte apparentemente anomala, vista la materia. E invece anche questa è guerra, anche questa è la guerra in Ucraina.
Secondo quanto riportato dall’agenzia russa Tass, il Ministero della Difesa russo ha comunicato che ora la televisione russa viene trasmessa adesso nell’intera regione occupata di Kherson, nel sud dell’Ucraina, attraverso 24 canali.
«Il collegamento della settima torre ha esteso la rete di trasmissione in tutta la regione e ha permesso di trasmettere 24 canali televisivi russi in tutto il suo territorio. Grazie al lavoro svolto dagli ingegneri militari russi, circa un milione di residenti nella regione potranno ora guardare gratuitamente Channel One, Rossiya, NTV, REN-TV, Channel Five, OTR, TVC, STS, Zvezda, Mir e altri canali russi».
Poche ore fa, l’amministrazione filo-russa della città di Kherson aveva comunicato che in autunno, nella regione, si svolgerà un referendum per stabilire se entrare o meno nella federazione russa.
Ore 08:18 – Un altro veterano Usa ucciso nei combattimenti
Si chiamava Stephen Zabielski, aveva 52 anni, era un cittadino statunitense: ed è morto il mese scorso — il 15 maggio — combattendo in Ucraina.
A rendere pubblica la sua storia è stato un necrologio pubblicato su The Recorder, un quotidiano locale nello Stato di New York: e a confermare la notizia, al Washington Post, è arrivato il Dipartimento di Stato.
Secondo il quotidiano, si tratta del secondo statunitense a morire in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa.
Zabielski, che era di New York e si era trasferito in Florida negli ultimi anni, lascia la moglie, cinque figli adottivi e un nipote. Il Dipartimento di Stato è tornato ad avvertire gli statunitensi di non recarsi in Ucraina.
Ore 07:52 – L’Ucraina ha colpito una nave russa con i missili donati dall’Occidente
Il sospetto era più che fondato: ora — grazie al report quotidiano del Ministero della Difesa di Londra — è una certezza.
Le forze ucraine hanno distrutto, il 17 giugno scorso, un rimorchiatore che si stava avvicinando all’Isola dei Serpenti: e per farlo hanno utilizzato i missili Harpoon, donati dall’Occidente.
La distruzione della nave — «ultima di una serie di imbarcazioni militari che sono state danneggiate o affondate dall’Ucraina», scrivono con malcelata soddisfazione gli 007 militari di Londra — «testimonia la difficoltà incontrata ancora dalla Russia nel tentativo di continuare l’occupazione dell’Isola dei Serpenti».
Ore 07:13 – Il voto di oggi in Parlamento sulle armi in Ucraina, punto per punto
(Gianluca Mercuri) Oggi Mario Draghi farà le sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio Europeo di giovedì sull’Ucraina.
Il discorso del presidente del Consiglio sarà seguito dal voto sulle risoluzioni parlamentari: sullo sfondo c’è la drammatica spaccatura nel Movimento 5 Stelle, con lo scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio che complica sia il quadro politico interno sia la posizione internazionale dell’Italia.
L’appuntamento era atteso da settimane come test sulla postura internazionale dell’Italia e sulla tenuta della maggioranza. Il timore che il vecchio asse populista e filorusso costituito all’inizio di questa legislatura da Lega e 5 Stelle si rinsaldasse per l’occasione e mettesse a repentaglio la stabilità del governo, però, è sostanzialmente venuto meno dopo il primo turno delle Amministrative: il 12 giugno entrambi i partiti — i grillini soprattutto — hanno confermato di essere in fase declinante e tutti gli osservatori hanno convenuto che il governo ne sia uscito rafforzato. Lo sfarinamento dei grillini resta comunque una mina permanente nel percorso dell’esecutivo. Per oggi, i 5 Stelle non otterranno ciò che chiedevano, ma proveranno a salvare la faccia.
Punto per punto:
• Cosa chiedevano i 5 Stelle? Contrari all’invio di nuove armi all’Ucraina, volevano che ogni spedizione ulteriore fosse sottoposta al voto parlamentare.
• Perché Draghi ha detto no? Perché il governo «non può stare sotto tutela» e perché il Parlamento ha già votato un decreto legge che autorizza eventuali nuovi invii di armi fino al 31 dicembre. Con il sì degli stessi 5 Stelle.
• Cosa si voterà alla fine? I grillini si dovranno accontentare di un documento della maggioranza che esprima la necessita di un «coinvolgimento» del Parlamento prima degli «snodi cruciali» a livello internazionale. Ma in nessuno caso il premier accetterà di sottoporre ogni volta al voto le sue scelte.
• Cosa dirà Draghi? Ribadirà la linea dell’Italia, che è quella condivisa con gli altri due Paesi guida dell’Unione europea, Francia e Germania. E cioè che, nonostante l’attuale indisponibilità della Russia, ogni spiraglio negoziale andrà tenuto aperto per la più rapida conclusione possibile del conflitto. Ma proprio per questo, spiegherà ancora una volta il premier, nel frattempo gli ucraini vanno sostenuti e armati perché arrivino al tavolo negoziale nel miglior modo possibile, e non travolti dagli aggressori.
•Perché Conte si agita tanto? Anzitutto per rimediare al suo errore dello scorso anno, quando, anziché mettersi «in riserva» e aspettare una candidatura a premier per il centrosinistra, accettò la leadership di un movimento in crisi di identità e di voti. Ora ritiene che, in vista delle prossime Politiche, la strategia migliore sia ridare ai 5 Stelle un profilo più barricadero. In più, non ha mai digerito la sua defenestrazione da Palazzo Chigi a favore di Draghi.
Perché si scontra con Di Maio? Perché il giovane ministro degli Esteri, al contrario, si è dato un profilo sempre più istituzionale, europeista e atlantista che contraddice i suoi esordi (se ne è occupato Alessandro Trocino sulla nostra Rassegna) ma è imprescindibile per la carica che occupa e per il futuro politico cui aspira.
• Quali sono le accuse reciproche? Di Maio dice che il movimento a trazione contiana ha perso proprio lo slancio europeista e atlantista. Conte risponde sdegnato che se il movimento ha mai avuto qualche slancio europeista e atlantista è stato proprio grazie alle sue scelte, quando era premier (il che è vero, ma è in contraddizione col suo ostruzionismo attuale).
•Chi sta con chi? Il grosso del Movimento è con Conte. Ieri si è schierato contro Di Maio anche il presidente della Camera Roberto Fico: «Ci sentiamo arrabbiati e delusi, niente di più, niente di meno. Non c’è nessun Conte-Di Maio. L’unica cosa che c’è è, al massimo, Movimento-Di Maio». Con il leader sta anche il garante (non più) supremo Beppe Grillo, che però pare irritato dalla tentazione dei contiani di cacciare Di Maio: «Così ci biodegradiamo in tempi record».
•Ma Di Maio che farà? L’espulsione è un atto complicato e rischioso, e i contiani preferiscono che se ne vada lui. Di certo prima o poi le strade si separeranno. Non è difficile immaginare che alle prossime elezioni Di Maio sia schierato in un universo centrista che va dal sindaco di Milano Sala a pezzi di Forza Italia. Molto più complicato è un accordo anche con gli altri centristi ultra-draghiani, Calenda e Renzi, con cui prima di istituzionalizzarsi ha scavato solchi personali troppo profondi.
•E alla fine, le conseguenze per il governo? Sul piano concreto e immediato nulle, perché Conte sembra essersi sostanzialmente arreso. Ma in ogni caso per Massimo Franco è «un pasticcio che danneggia la proiezione internazionale dell’Italia», e che si aggraverebbe se i 5 Stelle chiedessero le dimissioni di Di Maio da ministro degli Esteri (a quel punto lui direbbe no e lascerebbe il partito, cosa che comunque farà). Di certo l’auspicio-pronostico di Putin, rispetto a convulsioni che agitassero i governi occidentali, sembra soddisfatto.
•E gli altri partiti? Salvini, che più di tutti — con i dubbi sulle armi ucraine e con la tentata «missione di pace» a Mosca — ha riproposto l’immagine dell’Italia come «ventre molle» dell’Occidente, ora può dire che «il governo non rischia certamente per noi» e che «avere un ministro degli Esteri sconfessato dal suo partito con una guerra in corso non è il massimo». Letta sottolinea che «in questo momento dividersi sarebbe una cosa negativa»: si riferisce alla maggioranza, ma pensa con preoccupazione alla progettata alleanza con Conte, sempre più complicata.
(Questa analisi è tratta da PrimaOra, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati. Per iscriversi al Punto, di cui PrimaOra è uno dei tre appuntamenti, basta andare qui )
Ore 02:57 – Mosca: in autunno referendum su annessione di Kherson
Si svolgerà in autunno un referendum per stabilire se la regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina, deve diventare parte della Federazione russa. Lo ha annunciato l’amministrazione filo-russa citata dall‘agenzia russa Ria.
Ore 02:07 – Medaglia Nobel russo venduta a 103,5 milioni di dollari
È stata battuta all’asta per la cifra record di 103,5 milioni di dollari (circa 98,2 milioni di euro) la medaglia del premio Nobel per la pace, il russo Dmitry Muratov. Un portavoce di Heritage Auctions, che ha gestito la vendita, non ha potuto confermare l’identità dell’acquirente, ma ha affermato che l’offerta vincente è stata fatta per procura. La vendita di 103,5 milioni di dollari si traduce in 100 milioni di franchi svizzeri, suggerendo che l’acquirente proviene dall’estero. Muratov, che ha ricevuto la medaglia d’oro nell’ottobre 2021, ha contribuito a fondare il quotidiano russo indipendente «Novaya Gazeta» ed era il caporedattore della pubblicazione quando è stata chiusa a marzo a causa della repressione del Cremlino sui giornalisti e del dissenso pubblico sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina. Il ricavato della vendita andrà tutto all’Unicef per aiutare i bambini sfollati a causa della guerra in Ucraina.
Ore 01:20 – Cremlino: la guerra? Durerà ancora a lungo
Il portavoce del Cremlino ha detto che la guerra in Ucraina durerà a lungo e Mosca non si fiderà più dell’occidente. «Sì, sarà una crisi che durerà a lungo, ma non ci fideremo più dell’occidente», ha detto Dmitry Peskov intervistato da Nbc, a quanto riporta l’agenzia russa Ria, in risposta alla domanda se la guerra durerà a lungo.
Ore 00:56 – Mosca convocherà l’ambasciatore Ue per Kaliningrad
Il ministero degli Esteri russo convocherà l’ambasciatore dell’Unione europea a Mosca, Markus Ederer, per il divieto di transito di beni sottoposti a sanzioni verso l’exclave russa di Kaliningrad. La Lituania ha vietato il transito dei beni e il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov, ha dichiarato in televisione che la situazione «può essere risolta con mezzi diplomatici» e l’ambasciatore Ue sarebbe stato convocato da Mosca.
Ore 00:25 – Governo Kiev critico verso colosso italiano Danieli
«Dopo quattro mesi di guerra su larga scala, l’italiana Danieli collabora ancora con gli stabilimenti russi, fornendo attrezzature per la produzione di sottomarini nucleari e blindature per carri armati», ha affermato oggi il Ministero della Difesa ucraino sul suo account Twitter ufficiale. «Sostenere il complesso militare russo è contrario a considerazioni legali e morali», ha affermato il ministero.
Ore 23:09 – Governatore Kaliningrad, Mosca convocherà ambasciatore Ue
Il ministero degli Esteri russo convocherà domani, martedì, l’ambasciatore dell’Unione europea a Mosca Markus Ederer, in merito alla decisione da parte della Lituania di bloccare parzialmente il transito delle merci verso Kaliningrad, per le sanzioni Ue. Lo ha affermato il governatore di Kaliningrad, Anton Alikhanov. «È una situazione che può essere risolta con mezzi diplomatici», ha detto alla televisione russa. «L’ambasciatore dell’Unione europea in Russia sarà convocato al ministero degli Esteri e gli verranno comunicate le condizioni», ha aggiunto.
Ore 23:06 – Yellen, Usa: discutiamo di tetti al prezzo del petrolio
Gli Stati Uniti discutono con gli alleati di tetto ai prezzi del petrolio importato dalla Russia: lo ha detto la segretario al Tesoro degli Stati Uniti Jane Yellen. «Stiamo parlando di tetti al prezzo del petrolio o di un’eccezione di prezzo che rafforzerebbe le recenti restrizioni energetiche proposte da parte dell’Europa, degli Stati Uniti, del Regno Unito e di altri, che spingerebbe verso il basso il prezzo del petrolio russo e ridurrebbe i ricavi di Putin, permettendo a una maggiore offerta di petrolio di raggiungere il mercato globale», ha detto Yellen da Toronto secondo quanto riporta Reuters. «Pensiamo che una eccezione di prezzo è anche una via importante per prevenire un effetto ricaduta su Paesi in via di sviluppo a basso reddito che stanno facendo fatica con gli alti costi di cibo ed energia», ha detto il Ministro delle Finanze Usa.
21 giugno 2022 (modifica il 21 giugno 2022 | 12:01)