Sottosegretaria: ‘E’ un pezzo di metallo in fondo al mare’
Redazione WASHINGTON 09 marzo 2022 08:28 NEWS
EPA/STEFAN SAUER
Il controverso gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, preso di mira dalle sanzioni di Berlino e Washington dopo l’invasione russa dell’Ucraina, è “morto” e non può essere “resuscitato”.
Lo ha detto la sottosegretaria agli Esteri americana, Victoria Nuland, in un’audizione al Senato.
“Penso che il Nord Stream 2 sia ormai morto”, “è un grosso pezzo di metallo in fondo al mare, e non credo che possa essere resuscitato”, ha detto la funzionaria Usa.
Joe Biden alza il tiro e dopo aver affossato il Nord Stream 2 inasprisce la guerra energetica con Mosca colpendo “la maggiore arteria dell’economia russa per dare un altro potente colpo alla macchina da guerra di Putin” contro l’Ucraina. Dalla Casa Bianca, indossando una cravatta con i colori ucraini, il Presidente ha annunciato un ordine esecutivo che vieta l’import in Usa di petrolio, gas e carbone russi, oltre a nuovi investimenti americani diretti o indiretti nel settore energetico di quel Paese, mentre tutte le major si sono già ritirate (ultima la Shell). “Putin non vincerà, potrà conquistare alcune città ma non un intero Paese”, ha ammonito il Commander in Chief, sottolineando che ora, grazie all’onda d’urto delle sanzioni, il rublo “vale meno di un penny”.
Una mossa emulata da Londra, che si è impegnata ad azzerare le sue forniture di gas e petrolio dalla Russia già entro la fine del 2022, mentre secondo i media giapponesi anche Tokyo sta studiando una misura analoga.
Mosca ha risposto subito con la minaccia di una rappresaglia: “In caso di un embargo petrolifero, abbiamo tutto il diritto di prendere una decisione corrispondente e imporre un embargo sul pompaggio di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1″, tagliando così l’approvvigionamento dell‘Europa, ha avvisato il vicepremier russo Aleksandr Novak. Poi lo Zar ha gelato tutti firmando un decreto che dà mandato al governo di stilare entro due settimane una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di export e import di prodotti finiti e materie prime “per salvaguardare la sicurezza della Russia”.
“Se Putin taglia la consegna di fonti energetiche, la Germania è preparata”, ha replicato il Vicecancelliere tedesco Robert Habeck. Ma è proprio questo lo scenario più temuto da molti Paesi europei, in primis Italia e Germania. Per questo anche nel nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca che la Ue sta mettendo a punto non ci sarebbero le forniture di energia russa.
Del resto l’Unione Europea dipende dalla Russia per il 40% del suo gas e per il 30% del suo petrolio. Per l‘America – Paese esportatore netto di energia – lo stop è invece un gesto più che altro simbolico, anche se rischia di esacerbare le pressioni inflazionistiche, con il petrolio che vola a 128,38 dollari al barile e la benzina che schizza a 4,17 dollari al gallone, superando i primati del 2008. Il petrolio russo rappresenta solo il 3% delle importazioni statunitensi totali di greggio nel 2021. Se si includono gli altri prodotti petroliferi, la quota di import russo sale all’8%. Washington invece non importa gas da Mosca. La Gran Bretagna, dal canto suo, nel 2021 ha acquistato petrolio russo per 5,3 miliardi di dollari, per una quota pari al 13,4% delle importazioni totali petrolifere.
Per questo Biden ha cercato di minimizzare gli effetti di una mossa sostanzialmente unilaterale che sembra dividere il fronte occidentale, spiegando comunque di aver preso questa decisione in “stretta consultazione” con alleati e partner. “Gli Stati Uniti sono in grado di fare questo passo per la loro forte infrastruttura energetica domestica e riconoscono che non tutti i nostri alleati e partner sono ora nella posizione di unirsi a noi”, ha sottolineato. “Ma siamo uniti nel lavorare insieme per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa e mantenere una crescente pressione su Putin, prendendo nello stesso tempo misure per limitare l’impatto sui mercati energetici globali e proteggere le nostre economie”, ha aggiunto, riferendosi alla decisione di attingere alle riserve petrolifere strategiche. “Difendere la libertà avrà un costo anche per i consumatori americani, soprattutto alla stazione di servizio, ma farò di tutto per minimizzare l’aumento dei prezzi”, ha promesso.
Per far fronte al calo del petrolio russo sul mercato mondiale, il Presidente confida non solo nell’aumento della produzione interna americana ma anche in altri Paesi alleati come l’Arabia Saudita e ostili come Iran (con cui sta negoziando l’accordo nucleare) e Venezuela.
Inizialmente esitante per il timore di un ulteriore aumento dell’inflazione che incombe sulla sua presidenza, Biden ha giocato d’anticipo sul Congresso, dove era già stata raggiunto un accordo bipartisan per l’embargo petrolifero russo. Congresso che sta lavorando anche per impedire a Mosca di vendere le sue riserve di oro per aggirare le sanzioni e prevenire il collasso dell’economia russa.